Lettera Aperta sulla incostizionalità del differimento del Trattamento di fine servizio (TFS)

 

Mittente:

Dr. Marco Bonafede

<omissis>

                                                                       Al  Presidente della Repubblica Italiana

https://servizi.quirinale.it/webmail/

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

presidente@pec.governo.it

Dipartimento affari giuridici e legislativi 

protocollo.dagl@mailbox.governo.it

Ufficio contenzioso (Dagl) 

ufficiocontenzioso@mailbox.governo.it

 

Oggetto: lettera aperta sul Trattamento di fine servizio dei pubblici dipendenti (TFS). Violazione articolo 36 della Costituzione Italiana.

Il TFS non è un trattamento pensionistico, cioè il suo importo non ha alcun rapporto con la durata della vita del pensionato o degli eventuali aventi diritto alla reversibilità, e quindi alle mensilità da versare in misura variabile. Il TFS si calcola sui contributi versati ed è una parte dello stipendio che viene differita all'atto della cessazione del lavoro sia a tempo determinato che indeterminato. Si può definire una quota di stipendio differita.

I Parlamentari ricevono immediatamente l'assegno il Trattamento di fine mandato, diritto del tutto analogo al TFS.

Attualmente i lavoratori del settore privato percepiscono questa quota differita (TFR, trattamento di fine rapporto ) al momento del pensionamento, mentre i lavoratori del settore pubblico al compimento del 67° anno di età con l'aggiunta di un anno ulteriore.

Ciò comporta un evidente lesione dei diritti costituzionali dei lavoratori del settore pubblico. Infatti l'articolo 36 della costituzione recita:

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.”

Infatti questa disparità di erogazione discrimina il lavoro di un dipendente pubblico deprezzandolo per effetto dell’inflazione. La retribuzione non è più proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto, ma inferiore.

Le organizzazioni sindacali hanno calcolato che per un ritardo dell’erogazione del TFS di 82.400 euro ( valore medio ) per soli 3 anni si ha una perdita del 14,2% di valore reale, pari a  11.735 euro. Nel mio caso personale,  essendo un medico andato in pensione nel febbraio 2022 con 43 anni e 1 mese di contributi, e dovendo percepire il TFS nel febbraio 2028, un anno dopo il  compimento del 67° anno di età, a fronte di una cifra di circa 120.000 perderò come potere di acquisto reale una cifra di circa € 35.000.

Non si tratta solo di un ingiustificato prestito forzoso imposto dallo Stato Italiano ai suoi dipendenti, ma di un pizzo di Stato, il vero pizzo di Stato.

Opprimendo e depredando il ceto medio istruito, vera spina dorsale della nazione, si sta costruendo un’Italia di ignoranti ed evasori.  

La Legge italiana deve essere interpretata sulla base della lingua italiana, in cui è scritta e comunicata ai cittadini. Non c'è bisogno della Corte Costituzionale e dei tempi e dei costi di una sua sentenza per capire che la normativa sul  TFS è una violazione della Costituzione.

Di questa violazione sono corresponsabili le varie maggioranze degli ultimi decenni e, dato che ci sono state varie coalizioni al governo, praticamente tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Non chiamiamola responsabilità bipartisan, termine che ci fa sentire evoluti e anglosassoni, ma più semplicemente complicità. 

Ma non ci sono solo responsabilità politiche: quando non si è in grado di garantire il rispetto sostanziale della Costituzione, ci sono anche responsabilità delle massime Istituzioni della Repubblica.

Cefalù 20/06/2025                                                                 Col dovuto rispetto

                                                                                              Dr. Marco Bonafede 

 

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