Antonio Bonafede, fratello di mio padre, professore universitario di Urbanistica e consigliere comunale a Palermo per il Partito Comunista Italiano, che si oppose al sacco di Palermo da parte della DC di Ciancimino.
Mio padre Eugenio Bonafede, medico, sempre impegnato in politica. Per molti anni nella Democrazia Cristiana, aderì poi a La Rete di Leoluca Orlando e alla fine, pur non essendo iscrtitto, fu vicino ai Democratici di Sinistra.
Mio zio Giovanni Bonafede, fratello di mio padre, ingegnere e generale del Corpo Forestale dello Stato. É quello che meno si è interessato di politica, ma che più ha influenzato le mie scelte. Fu partigiano e successivamente mantenne un atteggiamento distaccato, votando spesso D.C. o repubblicano.
Una sera arrivò a casa mia una telefonata: era mio zio Giovanni che avvertiva mio padre che c'era in preparazione un colpo di stato e che probabilmente sarebbe avvenuto la notte stessa. Gli raccomandava di essere prudente e lo rassicurava di avere già avvertito il fratello Antonio che, essendo un dirigente comunista, correva più rischi di essere arrestato.
Mio padre era visibilmente preoccupato e mi disse di non uscire di casa l'indomani.
Era il 7 dicembre 1970, io avevo 11 anni.
Quella notte non accadde nulla perchè qualcuno fermò Junio Valerio Borghese, il capo dei golpisti. Il golpe assunse anche contorni farseschi e fallì miseramente.
Il golpe Borghese mi vaccinò, da ragazzino, contro il virus del fascismo.
Negli anni settanta andavo quasi ogni estate sull'Aspromonte, dove mio zio Giovanni amministrava i terreni e le strutture del Corpo Forestale dello Stato. Lui mi portava spesso con se nei suoi giri di ispezione e una volta andò a trovare un altro generale del Corpo Forestale, un pezzo grosso già in pensione. Si misero a chiacchierare senza dare importanza alla mia presenza e parlarono dell'ufficiale che aveva portato gli allievi del Corpo Forestale a Roma nella notte del golpe Borghese per occupare la RAI. Per loro quel tipo era solo un perfetto imbecille.
Molti anni dopo il professore Giovanni Sprini, direttore della Facoltà di Psicologia di Palermo, mi raccontò che agli inizi degli anni settanta non era iscritto a nessun partito politico ed evitava di schierarsi, ma ospitava di notte a casa sua i dirigenti comunisti che dovevano nascondersi e dormire fuori casa nelle sere in cui si temevano rischi di arresto da parte di eventuali golpisti. Un paio di volte ospitò a casa sua Achille Occhetto, allora segretario della Federazione Comunista di Palermo.
A volte le storie e i racconti si intrecciano.
Cefalù Luglio 2024
Proprietà letteraria riservata
Marco Bonafede
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