domenica 1 febbraio 2015

L'ufficiale e la spia


Ho letto un romanzo bellissimo, scritto da uno dei miei autori preferiti: L'ufficiale e la spia, di Robert Harris, pubblicato dalla Mondadori. 
È il racconto dello scandalo Dreyfus dal punto di vista del colonnello Georges Picquart, capo dell'Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore francese,  che per primo si rese conto che era stato condannato un innocente sulla base di pregiudizi antisemiti.
Picquart sollevò il problema ma i suoi superiori cercarono  di dissuaderlo, all'inizio bonariamente, dall'andare avanti nelle sue indagini, poi cominciarono ad ostacolarlo, ad intimidirlo, infine a perseguitarlo. Piquart non cedette, non si piegò alla gerarchia, ma non perché fosse un sovversivo o un rivoluzionario, Picquart decise che doveva più rispetto alla verità che ai ministri e ai generali. Decise che doveva fare il suo dovere anche a costo di danneggiare la propria carriera. Fu addirittura cacciato dall'esercito. 
La soluzione del caso Dreyfus fu politica, e avvenne gradualmente con una serie di provvedimenti di grazia. Solo nel 1906 una sentenza della Corte di Cassazione riabilitò Dreyfus. Picquart venne reintegrato nell'esercito francese e successivamente fu nominato Ministro delle Guerra. 
Il regista Roman Polansky girerà un film tratto dal romanzo. Il produttore del film ha dichiarato esplicitamente di essere interessato a fare un film sulla figura di Picquart perché gli ricorda Snowden, il tecnico informatico della  National Security Agency  che ha svelato l'esistenza dei programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e di quello britannico.



Snowden non lo ha fatto per soldi, ma per convinzione: "Ho deciso di sacrificarmi perché la mia coscienza non può più accettare che il governo statunitense violi la privacy, la libertà di Internet e i diritti basilari della gente in tutto il mondo, tramite un immenso meccanismo di sorveglianza costruito in segreto."
Anche io leggendo di Picqart ho pensato a Snowden. È  bello pensare che nei servizi segreti ci possano essere persone che mettono la fedeltà ai principi democratici al di sopra dell'obbedienza alla gerarchia.
Ma essendo italiano avevo in mente anche un altro esempio: il vice questore Pietro Ostuni.


Chi e costui?
È il dirigente della Polizia di Stato che la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 fece rilasciare Karima El Mahroug, su richiesta dell'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con la scusa che fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak.
Ostuni sapeva che non era vero e che si trattava, invece, di una diciassettenne marocchina fuggita da una comunità di recupero. Ostuni si fece in quattro per accontentare Berlusconi.
Per i giudici d'appello del processo sullo scandalo Ruby, Berlusconi «non aveva coartato» la volontà di Ostuni e non c'era stata «minaccia implicita» e neppure un ordine illegittimo.
Berlusconi è un uomo molto fortunato se tanti agiscono  nel suo interesse senza che lui ne sia responsabile. Certo, per essere un viveur, è poco fisionomista e  non capisce  se ha a che fare con delle minorenni... eppure è andato  alla festa di compleanno per i 18 anni di una sua amica, dovrebbe avere l'occhio allenato!


Perché ho tirato in ballo Berlusconi? Perché il lettore  italiano del libro di Harris fa guadagnare Berlusconi, proprietario della Mondadori e beneficiario delle azioni di Ostuni, che si è comportato in modo opposto a Picquart.
Ideali e soldi raramente vanno d'accordo, ma l'editoria italiana soffre di qualche contraddizione in più.

Marco Bonafede
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