Prima vergogna
Il ministro Matteo Salvini, un politico in decadenza, vuole costruire il Rocco Siffredi dei ponti, o meglio vuole inaugurare dei cantieri civetta poco prima delle prossime elezioni europee. Si rischia di sprecare miliardi di euro. Il ponte sullo stretto di Messina dal punto di vista economico è solo una follia.
Con gli stessi soldi si potrebbero mettere a posto migliaia di km di strade e autostrade dissestate in Sicilia e si potrebbe sistemare la disastrosa rete ferroviaria. Questi lavori potrebbero essere fatti velocemente, cioè con precise scadenze per le ditte e prevedendo anche il lavoro notturno e festivo, mentre adesso si fanno a rilento con pochissimi operai per volta. Quelli che non mancano sono solo i cartelli che invitano a rallentare per i lavori in corso. Un tratto di 50 metri sulla A113 costiera, a pochi chilometri da Cefalù, funziona col semaforo da oltre 3 mesi.
L'unica cosa che non ha valore per gli economisti della Regione Siciliana è il tempo che le persone sprecano su strade a funzionamento ridotto, che ha un costo economico ma che non compare nei bilanci regionali.
Al buon Salvini si è accodato il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, stanziando per il ponte un miliardo del bilancio regionale, tra il 2021 e il 2027, tranne fare un po' di manfrina quando gli hanno comunicato che lo Stato vuole 1,3 miliardi.
Bisogna pur fare la parte del patriota siculo!
Schifani, che da politico nazionale si è distinto per faziosità e antipatia, in questo secondo solo a Gasparri, si è dimostrato un fedele esecutore dellle direttive romane.
Infine, oltre al fatto che lo stretto di Messina è un'area altamente sismica, sembra che non sia stato considerato che il ponte è un bersaglio perfetto dal punto di vista militare e l'obiettivo ideale per un attentato. Con un singolo attacco si farebbe un danno enorme, sia economico che come impatto emotivo. In tempi di guerra e di terrorismo non è prudente costruire strutture costosissime e difficilmente difendibili.
Seconda vergogna
E' di poche settimane fa la notizia del passaggio a Forza Italia di Giancarlo Cancellieri (per due volte candidato del M5S alla Presidenza della Regione Siciliana ed ex viceministro e sottosegretario di governi nazionali) che segue quello avvenuto circa un anno fa di Caterina Chinnici (figlia di un magistrato ucciso dalla mafia, assessore regionale con il centrodestra e poi per due volte europarlamentare PD e candidata del centrosinistra alla Presidenza della Regione Siciliana nel 2022 ).
Cancelleri, che si sbellicava dalle risate e applaudiva quando Grillo definiva Berlusconi uno "psiconano", ha oltrepassato il patetico quando ha detto : "Ho sbagliato, il partito di Berlusconi è una famiglia di valori."
La Chinnici è arrivata ad utilizzare per la sua campagna elettorale con Forza Italia una sua foto già utilizzata col PD. Verrebbe da dire, come Amleto: "Le carni cotte per il funerale sono state servite fredde alle tavole nuziali."
I dirigenti del PD siciliano candidando la Chinnici nel 2022 hanno fatto un grave errore politico non solo perché si è rivelata inaffidabile.
Bisogna riflettere sul fatto che nessun parente di vittime della mafia in Sicilia ha mai vinto le elezioni regionali. Parliamoci chiaro, non le vincerebbe neanche Mattarella. E non perchè i siciliani vogliono la mafia, ma perchè capiscono che proporre il familiare di una vittima della mafia significa proporre un simbolo e non un progetto politico. L'unico candidato di centrosinistra che ha vinto è stato Crocetta, che era riconosciuto come leader locale essendo stato sindaco di Gela. Eleggendo lui, gay dichiarato, un risultato politico si è ottenuto: abbiamo sepolto l'immagine di una Sicilia omofoba e arretrata.
L'esperienza amministrativa di Crocetta è stata disastrosa sia per un suo eccesso di protagonismo e sia perchè non sorretta da una maggioranza parlamentare e quindi costretta a continue mediazioni. Tuttavia indica che anche in Sicilia il centrosinistra può vincere se scegliere come suo candidato uno dei suoi sindaci o, ancora meglio, uno dei suoi deputati alla Regione Siciliana; serve qualcuno che sia una alternativa politica e amministrativa e non un'alternativa simbolica e ideale.
Il problema è che le forze politiche siciliane sono piene di gente alla ricerca del proprio potere personale o, nel migliore dei casi, desiderosa solo di soddisfare la propria vanità. Ci sono troppi voltagabbana o, come di diceva una volta in Sicilia, "bannere di cannavazzu" alludendo al grigio sporco dello straccio per pulire a terra, metaforico colore delle loro convinzioni.
Terza vergogna
Lo vuoi un pallocino?
Un cannolo?
Un assessorato?
Un posto di sottogoverno?
Salvatore Cuffaro è rientrato a pieno titolo nel gioco poltico e proclama di poter "muovere" sino a 250.000 voti. Sorridente e accativante, ogni tanto mostra i dentini aguzzi e fa la voce grossa, da vero Pennywise della politica siciliana.
Non sempre ha torto, a volte dice delle cose vere, come quando rinfaccia all'onorevole Rita Dalla Chiesa di avere definito "inquinati" i suoi voti, mentre non lo erano quando servivano per eleggere Schifani a Presidente della Regione Siciliana.
Forza Italia solo è preoccupata del fatto che, mettendo in lista un cuffariano, sarebbe lui l'unico eletto al Parlamento europeo nella Circoscrizione Isole.
Lo sdegno di Dalla Chiesa nei confronti di Cuffaro è ridicolo: proprio lei, in una intervista dell'agosto 2022, difese Marcello Dell'Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, definendolo "persona molto colta ed educata."
Cuffaro è stato condannato per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio, ha scontato la pena prevista e si è riabilitato. Ma se si è ripulito è perché prima si è sporcato. E comunque non ha perso il vizio di una concezione del potere profondamente democristiana nel senso peggiore, fondata sulla ricerca e l'occupazione di posti di potere. La sua DC è la vecchia DC clintelare e feudale fatta di vassalli, valvassini e valvassori e uno dei suoi feudi è la Fondazione Giglio di Cefalù, affidata come presidente a un suo fedelissimo.
L'ospedale Giglio da sempre è una specie di clinica privata del Presidente della Regione Sicilana, dato in gestione negli ultimi anni ai cuffariani, che ne hanno ricavato un sostanzioso utile politico ed elettorale.
Comunque va meglio di prima
Naturalmente queste vergogne o vergognette, sicuramente alcune delle tante, sono poca cosa rispetto alle grandi vergogne dei lunghi decenni della mafia sanguinaria e trionfante.
Ma quelle non possono essere affrontate con un post su internet.
Marco Bonafede,
Cefalù, Maggio 2024
Proprietà letteraria riservata
Le immagini hanno solo valore esplicativo
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