martedì 14 dicembre 2021

La casa di carta: uno spoiler culturale

Ho appena visto l'ultima stagione della serie e posso farvi uno spoiler: la fine è ispirata alle idee dello storico israeliano Yuval Noah Harari. C'è anche qualche spunto tratto da "Oro" di Peter L. Bernstein, un libro del 2000. Può sembrare strano ma la soluzione narrativa della rapina dell'oro della Banca di Spagna si trova in libri di saggistica. 


Il mio spoiler non vi danneggia e non vi serve a niente: fate prima a vedere le cinque puntate conclusive che a leggere i libri di Harari e Bernstein (che comunque vi consiglio).

Dicembre 2021

Marco Bonafede

martedì 19 ottobre 2021

Il segreto della Casa di carta


Ho visto i primi cinque episodi della terza stagione della Casa di carta, la serie televisiva Netflix spagnola ideata da Álex Pina Calafi. 
Uno dei personaggi principali muore in una maniera particolare. Non dico chi muore e nemmeno come, ma improvvisamente ricordo di avere già visto una scena molto simile in un vecchio film sulla resistenza italiana. 


Quale? Una piccola ricerca su internet mi permette di individuarlo: Acthung banditi! di Carlo Lizzani, un film in bianco e nero del 1951. 
Me lo procuro, lo rivedo e subito emergono delle somiglianze.







Il film di Lizzani è ambientato in una fabbrica che i partigiani vogliono smontare per sottrarla ai tedeschi, parecchi personaggi positivi muoiono, c'è il combattimento, ci sono personaggi ambigui. I partigiani utilizzano un nome di battaglia, e nel film ce ne è uno che ha un nome di città. Nei manifesti a colori del film Acthung banditi! la protagonista femminile, Gina Lollobrigida, viene sempre rappresentata vestita di rosso. 
Naturalmente nella genesi della serie della Casa di carta ha un ruolo evidente anche V per Vendetta, il fumetto scritto da Alan Moore, che è diventato anche un film del 2005 diretto da James McTeigue.   
La maschera di  maschera di Guy Fawkes diventa quella di Salvador Dalì, tute rosse da meccanico e il gioco è fatto. Ma i protagonisti della casa di carta sono dei rapinatori, non dei rivoluzionari. Da dove può essere arrivata l'idea della trasformazione?
André Breton criticava l'egocentrismo di Dalì e gli affibbiò il soprannome di Avida Dollars, che è l'anagramma di Salvador Dalì. 

 Guy Fawkes - Salvador Dalì

Carlo Lizzani -  Álex Pina Calafi - Alan Moore

Alpini e investigatori che passano dalla parte dei ribelli

Il film Acthung banditi! fu realizzato tramite una sottoscrizione popolare di azioni e Lizzani fu un regista  molto vicino al Partito Comunista Italiano. Non sembra davvero un caso che una delle canzoni usate come sigla della Casa di carta sia "Bella Ciao", una canzone dei partigiani italiani.    
Anche La casa di carta e V per vendetta hanno evidenti rapporti con la politica. 


Il professore sembra ispirato a Pablo Iglesias Turrión, il leader di Podemos, un partito spagnolo che potremmo definire di sinistra ecologista, mentre il logo del Movimento 5 Stelle nasce dalla fusione della grafica del sistema di valutazione di Amazon ed ebay sommata alla V di Vendetta. 


Proprietà letteraria riservata
Le immagini hanno solo valore esplicativo
Marco Bonafede

sabato 24 aprile 2021

Buongiorno, notte... a Hollywood


L'ultimo film di Quentin Tarantino, C'era una volta a Hollywood è anche un omaggio al cinema italiano.
A parte i riferimenti espliciti agli spaghetti western, c'è la riproposizione della soluzione narrativa di Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, che parla  del rapimento e dell'omicidio di  Aldo Moro, avvenuto il 9 maggio 1978 ad opera delle Brigate Rosse.
Il film di Tarantino narra in maniera fantastica la vicenda di Sharon Tate, uccisa a Los Angeles il  9 agosto 1969 dai seguaci di una setta hippy satanista capeggiata da Charles Manson. 


Roberto Herlitzka interpreta Aldo Moro
Margot Robbie interpreta Sharon Tate

Marco Bellocchio e Quentin Tarantino

C'era una volta ad Hollywood e Buongiorno, notte sono due film maliconici su quello che è accaduto e che sarebbe stato bello fosse andato diversamente. 

Proprietà letteraria riservata
Le immagini hanno solo valore esplicativo
Marco Bonafede







martedì 20 aprile 2021

Una nuova copertina per il romanzo Sogni...


...che non posso utilizzare, perché è praticamente impossibile venire a capo dei diritti di copyright. E' una storia che merita di essere raccontata. 
Mia moglie mi ha segnalato una immagine vista su Facebook, marcata col logo besti.it, un sito di condivisione di immagini strane e umoristiche. 
 

Nel romanzo gli oniroterapeuti utilizzano gli avatar di Vincent Van Gogh, Paul Gauguin e Frida Kahlo.  Mi sono limitato a modificare l'immagine sostituendo la testa di Dalì con una di Gauguin tratta da uno dei suoi autoritratti.
Ho cercato di scoprire chi era l'autore. Mi ha aiutato Wirton Arvel che ha trovato su internet l'autore del fotomontaggio, il grafico turco Ertan Atay, noto anche come Failun Failun Mefailun.
C'è un articolo interessante sulle sue opere che trovate qui dove si scopre che l'immagine è tratta da una foto di scena del film  Once Upon a Time in Hollywood  dove appaiono il regista Quentin Tarantino e i protagonisti Leonardo DiCaprio e Brad Pitt. La foto è di Alexi Lubomirski.
Ertan Etay ha sostituito le teste, eliminato Tarantino e aggiunto una donna, che sembra tratta da una foto di moda, e a cui è stata applicata la testa di Frida. Sullo sfondo è stato messo un dipinto di Van Gogh.


Non è l'unica immagine di questo tipo presente su internet. Ce ne sono altre simili utilizzate per dei poster in vendita su  www.etsy.com e www.redbubble.com , forse anche alcune di esse opera di Etay. Le immagini sono anche finite su magliette e foulards.



E' ovvio che possono vantare diritti la produzione del film, il fotografo Lubomirski, Quentin Tarantino e i protagonisti Leonardo DiCaprio e Brad Pitt e Ertan Atay che ha realizzato il primo fotomontaggio. Ci sono poi gli autori delle varianti, chi ha fatto le foto alla modella con la testa di Frida e una Fondazione che detiene i diritti d'immagine della Kahlo. Chi vende poster e magliette ha pagato tutti? Insomma siamo di fronte ad un enigma giuridico che possono risolvere solo avvocati specializzati nelle notti di plenilunio. 
Però la Pop Art, che è legata concettualmente alla riproducibilità delle immagini, porta con se queste contraddizioni.
Andy Warhol ha mai pagato i proprietari dell'industria Campbell per aver riprodotto le sue scatole di zuppa?   


Ha mai versato diritti agli eredi di Marilyn Monroe?


Ha mai stipulato un contratto con la  Repubblica Popolare Cinese?


E neppure Google Map mi paga per riprodurre nelle sue mappe terreni ed edifici di mia proprietà.


La legislazione diritto d'autore delle immagini è complicata. E bisogna andarci coi piedi di piombo. Finché si usano le immagini senza fini di lucro sostanzialmente c'è permissività, è diverso se si inseriscono  in un'opera che viene commercializzata. 
Avrei voluto realizzare una versione illustrata del mio romanzo, che fa riferimento a opere pittoriche di  Bruegel, Bosh, Paolo Uccello, Magritte, Klimt, Mirò, Dalì, Kahlo. Per i pittori antichi nessun problema ma per quelli più moderni nulla da fare: su internet  non si trovano abbastanza immagini di pubblico dominio o con licenza Creative Commons ( di libero utilizzo citando la fonte ) specialmente di Magritte. Ho deciso di lasciare perdere. Mi piacerebbe però un giorno potere utilizzare l'immagine a cui ho apportato un piccolo contributo ( la testa di Gauguin ) perché è un punto incontro tra cinema, romanzo e pittura.



Proprietà letteraria riservata. 
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Marco Bonafede






domenica 28 marzo 2021

Rocco Schiavone è Brancaleone

Il mio personaggio televisivo preferito negli ultimi tempi è il vicequestore Rocco Schiavone, interpretato da Marco Giallini. E' il protagonista dei romanzi di Antonio Manzini pubblicati da Sellerio. 
Non mi sono posto mai il problema del perché mi piacesse tanto, ma improvvisamente l'altra sera l'ho capito: Rocco Schiavone è la reincarnazione di Brancaleone da Norcia, il protagonista del film L'armata Brancaleone di Monicelli del 1966, interpretato da Vittorio Gassman. 



Avevo appena visto Ah l’amore, l’amore, l'ultima puntata della serie 2021 trasmessa in tv, che si conclude con una tragicomica scena erotica:  Rocco Schiavone viene legato al letto dalla giornalista Sandra Buccellato, che l'aveva invitato a passare la notte di capodanno nel castello di famiglia. 



Il personaggio della ricchissima, affascinate e un po' perversa Sandra è ispirato alla principessa bizantina Teodora, che Brancaleone incontra nelle sue avventure. In una delle scene più divertenti del film, Brancaleone ne viene sedotto e preso a frustate in un impeto sadomaso di cui lui non comprende la raffinatezza erotica.


I personaggi scombinati e inconcludenti, l'attenzione per i perdenti e la gente comune, il linguaggio pieno di influenze dialettali sono caratteristiche condivise dalla serie di Rocco Schiavone e da L'armata Brancaleone.


Gianni Rondolino nel Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1966-1975 (da Wikipedia) a proposito de L'armata Brancaleone, ha scritto:
"...esempio di film maccheronico tutto costruito sui temi della farsa e del dramma, dell'avventura e della satira, stravolti da una continua invenzione formale, a livello di linguaggio e di stile cinematografico, che fa scaturire dalle immagini e dai dialoghi un'interpretazione grottesca sia nella realtà rappresentata sia nei modi della sua rappresentazione."  
Se ci riflettete può andare benissimo anche come recensione della serie di Rocco Schiavone.


La cosa che più mi ha fatto piacere  è trovare una intervista  di Antonio Manzini, in cui dice esplicitamente che L'armata Brancaleone è uno dei suoi film preferiti.
Il suo Rocco Schiavone è un esempio perfetto della commistione tra cinema e romanzo. 

Marco Bonafede
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