Al/Alla Dr. <<omissis>> in qualità di Magistrato della Corte dei Conti delegato all'esercizio del controllo dell’INPS
PEC: <<omissis>>
Oggetto: l’INPS ricava vantaggi finanziari dai suoi disservizi.
Sono andato in pensione il 1 febbraio 2022 e ho avuto modo di constatare numerosi disservizi dell’INPS. Le allego alcuni documenti, comprese due mie segnalazioni alla Autorità Giudiziaria. Sono disponibile a fornirle gli allegati.
Sospetto che i disservizi dell’INPS non siano disservizi ma uno strumento deliberato per procurare vantaggi finanziari all’INPS. La mia esperienza personale e quella di numerosi conoscenti abbonda di ritardi con scuse demenziali, del tipo “Non si trova la PEC”.
Come diceva Andreotti: “Chi pensa male fa peccato ma quasi sempre ci azzecca.”
Il fenomeno del ritardo immotivato
nell’erogazione di pensione e TFS, ritengo abbia riguardato milioni di soggetti,
prevalentemente ex pubblici dipendenti. Questi pensionati, oltre a subire il “prestito
forzoso” del TFS, sono forse raggirati dall’INPS con ritardi e inefficienze
fasulle. Tenendo conto che i ritardi riguardano migliaia di Euro per ogni pensionato,
e che quelli coinvolti su base annua potrebbero essere circa 200.000, posso
supporre che le casse dell’INPS contengano circa 1 miliardo di Euro che
dovrebbero essere nei conti correnti dei pensionati. Il tesoro “sommerso” dell’INPS.
Valuto che i contenziosi ufficialmente aperti con l’INPS su questi temi siano meno di un millesimo dei casi di improprio ritardo, perché le persone preferiscono aspettare piuttosto che avviare lenti e dispendiosi conflitti legali; questo consente al fenomeno di sfuggire al controllo amministrativo e alla attenzione politica e mediatica.
In sostanza suppongo che esista un inaccettabile “Sistema INPS”. Io non posso provarlo, ma Lei si. Lei può, col controllo continuativo sulla gestione dell'Istituto che esercita, far uscire fuori il dato macroecomico dalla moltitudine di vicende microeconomiche a danno dei pensionati.
Lei può porre fine, o quantomeno porre un argine, a questo stato di cose, dimostrando l’utilità degli strumenti di controllo amministrativi.
Cefalù 27/02/24
Col dovuto rispetto
Dr. Marco Bonafede
All’Autorità Giudiziaria competente tramite il Commissariato
di Cefalù
Il
sottoscritto Dr. Marco Bonafede nato a -
omissis- il - omissis- ed ivi residente in via - omissis-,
tel. - omissis- espone quanto segue:
-
Sono andato
in pensione in data 01/02/22 avendo presentato domanda di pensionamento in data
25/03/21.
-
La prima
pensione mi è stata corrisposta dall’INPS con 7 mesi di ritardo in data 01/09/22
(Comunicazione di liquidazione, allegato A) per una totale di euro 36.654,17 con una trattenuta IRPEF di euro 15.761,29 pari al 43 %. Tuttavia
tale aliquota è prevista solo alle quote eccedenti i 50.000 Euro. Normalmente
si fa una media su base annua per cui il calcolo esatto doveva essere più o
meno questo, tenendo presente che l’inps conosceva l’importo della mia
retribuzione ASP di gennaio che era nella norma e sostanzialmente equivalente
all’importo della pensione, riporto di seguito lo schema di quella che avrebbe
dovuto essere la tassazione corretta:
5.236,31 ( importo pensione ) ( 11 mensilità )
4.799,96 (tredicesima)
Per un importo annuo di 62.399
Scaglioni IRPEF 2022 |
Aliquote IRPEF 2022 |
Fino a 15.000 euro |
23 per cento |
Oltre 15.000 euro e fino a
28.000 euro |
25 per cento |
Oltre 28.000 euro e fino a
50.000 euro |
35 per cento |
Oltre 50.000 euro |
43 per cento |
23% sino a
15.000 Euro 3.450
25% da 15000 a 28.000 (13000) Euro
3.250
35% sino da 28000 a 50.000 (22000)
Euro 7.700
43% oltre i 50.000 (12.399) Euro 7.331
Per un totale di euro 21.731 che va diviso per 12 ( 11 mensilità e tredicesima ) ottenendo euro 1.810,91.
Per 7 mesi avrei dovuto avere una tassazione di circa 1.810,91x 7 = 12.676,41 mentre è stata di 15.761!
-
Ho spedito 1 PEC all’INPS ( allegato B) segnalando che
l’applicazione erronea delle aliquote aveva comportato un versamento IRPEF non
dovuto. Non ho ottenuto risposta.
Oltre alla tassazione in eccesso il danno da me subito riguarda il ritardo di 7 mesi nel ricevere la pensione in un periodo in cui l’inflazione è stata dell’8% annuo, quindi con una diminuzione del valore (potere di acquisto) del denaro valutabile il circa Euro 557,14 + 160,86 = 718 euro
20.892,88 x 8 :100 :12 :7 x (7+6+5+4+3+2+1) =
20.892,88 x 8 :100 :12 :7 x (28) = 557,14
6.032,29 x 8 :100 :12 :7 x (28) = 160,86
(Euro x 8% annuo : numero mesi in un anno: numero mensilità pagate x mesi di ritardo per singola mensilità)
A questo corrisponde un vantaggio finanziario dell’INPS che, grazie ai suoi stessi ritardi, ha trattenuto nelle sue casse le cifre dovute sia come pensione che come IRPEF, danneggiando sia me che lo Stato Italiano.
Ho contattato telefonicamente l’Agenzia delle Entrate e mi hanno detto che secondo le istruzioni ministeriali ( dichiarazione 770 quadro ST, se non sbaglio ) il datore di lavoro o l’INPS devono versare all’Agenzia l’IRPEF entro il 15 del mese successivo al pagamento dello stipendio o pensione. Gli Euro della tassazione non dovuta sulla mia pensione verosimilmente sono stati trattenuti dall’INPS dal 1 settembre al 15 ottobre corrente anno, con ulteriore vantaggio finanziario di tale ente.
L’Autorità Giudiziaria può avere la certezza matematica dell’abuso perché l’INPS era a conoscenza del mio stipendio ASP di gennaio che contribuiva a determinare l’ammontare della mia pensione e non aveva alcun motivo di ipotizzare altri redditi.
Inoltre mai la
tassazione può essere pari al 43% perché deve sempre contenere un sottoinsieme
(sotto i 50.000 euro) con aliquote minori.
Dato che notoriamente gli insiemi sono parte del programma matematico delle scuole medie, non ritengo che il calcolo effettuato dai funzionari INPS si possa imputare a ignoranza, ma bensì alla volontà di assicurare vantaggi al proprio ente di appartenenza.
Se evadere le tasse è un reato, lo è a mio avviso altrettanto far pagare tasse in eccesso ricavandone un utile. Se questo è avvenuto, come posso ragionevolmente supporre, non solo a me, credo di poter ipotizzare il reato di truffa ai danni del contribuente e dell’Erario.
Di quanto riferito è responsabile il signor - omissis-, della sede INPS di via Laurana, che si firma appunto responsabile della comunicazione di Liquidazione ( allegato A ).
Tuttavia sono al corrente di similari ritardi nell’erogazione della pensione, per esempio occorsi a tale dottor - omissis-, nello stesso periodo temporale. Anche in passato ho sentito parlare di notevoli ritardi nell’erogazione delle pensione a categorie con redditi medi quali i medici, di cui non conosco il fondamento.
Avendo tuttavia individuato un meccanismo di vantaggio finanziario oggettivo da parte dell’INPS, nel caso dovessero emergere diffuse situazioni di ritardi ed errori simili a quelli di mia esperienza, cioè se si dovesse supporre che il signor - omissis- è stato il mero esecutore di direttive aziendali, anche informali, volte a trarre un utile finanziario per l’INPS, allora la responsabilità di quanto accaduto andrebbe a mio avviso ascritta ai vertici dell’Ente e in prima istanza al - omissis funzione - dell’INPS prof. - omissis-, che ne ha la legale rappresentanza.
Sette mesi di ritardo nell’erogazione della pensione hanno
comportato anche una danno finanziario connesso al credito nella vendita di
beni mobili. Infatti per accedere a rateizzazioni e altre forme di credito,
modalità di vendita estremamente diffuse, bisogna presentare una busta paga che
non ho avuto per parecchi mesi. Se ne avessi avuto bisogno non avrei potuto
acquistare un’autovettura e questo è una lesione
dei mie diritti di consumatore.
Un ulteriore danno da me subito è stata la mancata corresponsione alla Banca Unicredit da parte dell’INPS delle rate dovute per una cessione del quinto, per cui ho ricevuto vari solleciti e per cui rischio gravi conseguenze a livello bancario ( allegati C e D ).
Ho dovuto versare personalmente delle rate arretrate nonostante numerosi solleciti da parte mia e della Banca Unicredit, di cui posso documentare una decina di pec di sollecito all’INPS nell’arco di quasi un anno.
Mi è stato riferito telefonicamente, da dirigenti della Banca Unicredit che si sono occupati del mio caso, che le problematiche riscontrate nell’incernierare i crediti presso l’INPS variano da provincia a provincia, e questo potrebbe ravvisare delle responsabilità dei dirigenti periferici di tale Ente.
Circa una settimana fa sono stato contattato telefonicamente dalla Banca Unicredit con la richiesta di provvedere di nuovo personalmente al pagamento delle rate del prestito, in assenza di risposte da parte dell’INPS di Palermo che si ostina a non compiere i dovuti passi amministrativi.
Del contenuto della presente Denuncia-Querela, per quel che riguarda il danno erariale connesso al ritardo nell’erogazione della pensione e al versamento dell’IRPEF, ho informato l’Agenzia delle Entrate e il Ministero del Tesoro, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Tuttavia eventuali accordi tra INPS, Agenzia delle Entrate e Tesoro non possono essere stati stipulati a danno e senza il consenso del contribuente, in quanto verrebbe violato l’obbligo di imparzialità della Pubblica Amministrazione.
Della questione ho informato le principali Associazioni dei consumatori, anche allo scopo di accertare il livello di diffusione di comportamenti analoghi a quelli da me segnalati.
Per qualsiasi vostra comunicazione la mia PEC è: - omissis-
Chiedo di essere
informato dell’iter legale di questa Denuncia-Querela e delle decisioni che in
merito prenderà l’Autorità Giudiziaria.
Cefalù 13/06/23 con osservanza
Dr. Marco
Bonafede
Allegati:
A (
comunicazione di liquidazione fogli 8)
B ( PEC
a INPS )
C ( Lettera
Raccomandata Unicredit fogli 2)
D ( PEC
a INPS )
All’Autorità Giudiziaria competente tramite il Commissariato
di Cefalù
E per competenza tecnica Al Centro Operativo per la sicurezza cibernetica Polizia Postale e delle Comunicazioni Sicilia Occidentale PEC : <<Omissis>>
Oggetto: Mancata osservanza del Decreto legislativo n. 82 del 7 marzo 2005 – eventuali responsabilità dell’INPS per interruzione di pubblico servizio.
Il sottoscritto Dr. Marco Bonafede, nato a Cefalù il 23/01/1959 ed ivi residente in <<Omissis>> (Tel: <<Omissis>>, PEC: <<Omissis>>) espone quanto segue:
- Sono andato in pensione il 01/02/2022 anticipatamente con la Legge Fornero con 43 e 1 mese di servizio.
- Avevo ottenuto nel febbraio 2021 dalla Unicredit SPA un finanziamento di 36.000 Euro ad interesse zero riservato ai suoi clienti svolgenti professione sanitaria in servizio durante il periodo della pandemia Covid 19. La ASP6 di Palermo aveva provveduto a versare direttamente alla Banca Unicredit SPA la rata mensile di 300 Euro, sottraendola dal mio stipendio.
- L’INPS, che ha ritardato il pagamento della mia pensione di ben 7 mesi, , nonostante numerosi solleciti con PEC e raccomandate ( Allegato B ) da parte della Unicredit SPA (e con PEC da parte mia ) non ha mai provveduto ad effettuare l'incardinamento del finanziamento, non consentendo così il pagamento automatico delle rate mensili alla Banca.
- In data 19 gennaio 2024 ho ricevuto una raccomandata data 4 gennaio in (Allegato A) in cui mi si chiede la restituzione immediata di Euro 30.300 , cifra che non è nella mia attuale disponibilità.
Osservo che la mancata corresponsione delle rate del credito a me erogato non è dovuta a una risoluzione del contratto di lavoro per licenziamento o altro, ma al semplice fatto che l'INPS non ha compiuto i passi amministrativi necessari nonostante le ripetute sollecitazioni da parte dell'Unicredit e mie. Per questo e per altri motivi ho già provveduto a denunciare l'INPS di Palermo all'Autorità Giudiziaria il 13/06/23.
Da una recente conversazione telefonica con operatori della All Risks S.r.l. ( tel, <<Omissis>>, fine gennaio 2024 ) ho saputo, ma ovviamente non sono in grado di verificarlo, che il mancato incardinamento dei finanziamenti è un problema di decine di pensionati afferenti all’INPS di Palermo, per cifre notevoli e con notevoli disagi.
Chiedo di accertare se le PEC spedite dalla UniCredit e da me siano state aperte e/o protocollate e/o poste in lavorazione dall’INPS, ma suppongo che data la mancata risposta nei tempi previsti per legge, non se ne sia neppure presa visione. Ritengo tale comportamento una interruzione di pubblico servizio in quanto elude e disattende quanto previsto dal Decreto legislativo n. 82 del 7 marzo 2005, ossia il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), e segnatamente viene a cadere nei fatti l’importanza primaria del sistema di Posta Elettronica Certificata, la validità legale delle PEC e l’obbligo per tutte le PA di scambiare corrispondenza tramite PEC con un soggetto qualora egli ne faccia richiesta e comunichi la sua casella. Chiedo di avere comunicazione dell’esito di questa segnalazione e di eventuali misure che l’Autorità Giudiziaria vorrà intraprendere in merito.
Cefalù 18/02/2024 Col dovuto rispetto
Dr. Marco Bonafede
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