Alcuni anni fa ho
letto la "Storia della seconda guerra mondiale" di Martin Gilbert. Mi ha colpito un episodio: un soldato tedesco, il giorno prima dell'inizio
dell'Operazione Barbarossa, l'invasione nazista dell'Unione Sovietica del 22
giugno 1941, disertò e avvertì russi dell'attacco imminente. Non fu creduto,
come del resto non furono presi in considerazione gli avvertimenti che
erano arrivati dagli angloamericani e dalla rete spionistica
russa.
Ho cercato su
internet informazioni su quel soldato.
Non si conosce
esattamente il suo cognome. Si chiamava Alfred Liskof (uso questa variante)
oppure Lishof, Liskow, Liskov.
Era un sergente
maggiore della Wermatch del 222 reggimento della 71esima divisione di fanteria.
Era nato nel 1910 a Berlino e aveva lavorato come operaio in una fabbrica di
mobili in Baviera. Probabilmente era un simpatizzante comunista. Il 21 giugno
attraversò a nuoto un fiume Bug per avvertire i russi che il suo reparto aveva
ricevuto l'ordine di invadere l'Unione Sovietica.
I generali russi gli
credettero, ma Stalin no e diede l'ordine di fucilarlo come agente
provocatore. L'esecuzione venne sospesa perché nel frattempo era cominciata
l'invasione nazista. Lishof continuò ad essere interrogato.
Sin dall’inizio della
mia ricerca su internet mi sono reso conto che qualcosa non andava: troppe
poche fonti e solo una foto di Alfred Liskof, questa:
Alfred Liskof
Il resto delle
notizie: nel 1942 Alfred Lishof fu
internato in un gulag come agente
provocatore, nel giugno 1942 assolto e riabilitato. Poi non ci sono più notizie
certe, ma si ritiene che sia morto, forse fucilato come agente provocatore.
C’è un riferimento a
un ordine del genere dato da Stalin nel 1942, ma non è specificato il nome del
fucilato. Ci furono altri due disertori tedeschi prima dell’inizio
dell’Operazione Barbarossa, lo conferma la “Storia dell’Unione Sovietica” di
Giuseppe Boffa. In un libro, “I grandi enigmi della vita di Stalin” di Paul
Ulrich, si parla di un militare tedesco che avrebbe disertato perché da ubriaco
aveva schiaffeggiato un ufficiale e voleva sfuggire alle conseguenze. La sua diserzione era avvenuta, seconda questa
fonte, il 18 giugno. Si tratta di Liskof o di un altro disertore?
Sminuire il valore dei
disertori e delle loro informazioni aveva un senso, serviva a giustificare
Stalin.
È impressionante la mole di informazioni che arrivarono ai russi e a
cui Stalin proibì di credere: da Richard Sorge a Tokio, dalla rete spionistica
comunista detta “L’orchestra rossa” di Leopold Trepper in collegamento con
ufficiali tedeschi antinazisti come Schulze-Boysen, dalla centrale svizzera di
Rado Shandor, da prigionieri di guerra francesi fuggiaschi.
L’ordine di Stalin era ritenerle provocazioni, e non prestare attenzione alle
ripetute e precise informazioni trasmesse da inglesi e americani, che gli
anticiparono di settimane la data esatta dell’invasione nazista.
Heinz Schulze-Boysen, Rado Shandor, Richard Sorge, Leopold Trepper
L’ingratitudine dei
russi non deve meravigliare: alla fine della guerra Rado Shandor, il capo dello
spionaggio sovietico in svizzera fu accusato di aver collaborato con gli
inglesi e scontò 10 anni di prigionia in un gulag.
L’esistenza di Liskof
ricordava le colpe di Stalin che aveva portato il suo esercito del tutto
impreparato all’invasione nazista, provocando un disastro militare che costò milioni di morti. Liskof comprometteva la figura (falsa)
del grande, onnisciente e lungimirante stratega che aveva sconfitto i nazisti.
I regimi autoritari esaltano i capi occultandone le colpe. La post-verità non
l’hanno inventata oggi, è vecchia come il cucco.
Se cercate su
internet Liskofstrasse non troverete nulla, non c'è nessuna strada intitolata
ad Alfred Liskof in Germania, anche nella Germania che una volta era dell'Est. Liskof
venne dimenticato in nome dello stalinismo.
Alfred Lishof non
sembra avere avuto nessuna connessione con organizzazioni di resistenza
antinazista, non era un agente segreto, non era un rivoluzionario di
professione; la sua fu una scelta personale, non c'era un'organizzazione che
gli dava forza, anche solo psicologica.
Perché Alfred Liskof
disertò? Era un
comunista? Probabile, ma non basta.
Ho fatto un piccolo
calcolo: l’esercito tedesco aveva schierato per l’invasione della Russia
3.500.000 uomini. Di questi almeno un milione dovevano avere oltre 30 anni e
quindi avere votato nell’ultima elezione democratica in Germania in Germania, 9
anni prima. In quelle elezioni il Partito Comunista ebbe il 15% dei voti, anche
diminuendo di molto quella percentuale si ottiene che circa 100.000 dei soldati
tedeschi che invasero la Russia erano stati simpatizzanti ed elettori
comunisti. Di questi solo 3 decisero di disertare.
La repressione
nazista tocco alcune decine di migliaia di dirigenti ed attivisti comunisti,
uccisi, internati nei campi di
concentramento o fuggiti all’estero. I
simpatizzanti e gli elettori ovviamente,
per il loro grande numero, non
poterono essere perseguitati. In larga misura aderirono più o meno attivamente
al nazismo, o rimasero comunque inerti. Non solo la democrazia è fragile, anche
le convinzioni delle persone sono fragili. Le persone possono avere creduto in
ideali rivoluzionari e di libertà e poi accettare il fascismo.
Su Liskof possiamo
immaginare quello che vogliamo, appunto perché non sappiamo niente. Possiamo
immaginare che divenne antinazista perché aveva visto le persecuzioni degli
ebrei, oppure perché era omosessuale, possiamo fare su di lui tutti i
romanzetti che vogliamo. Egli è insignificante, anonimo, uno di noi. Ha fatto
un gesto ancora più sovversivo di fare la spia al servizio di una
organizzazione: ha disertato seguendo la propria coscienza, è stato Snowden
settanta anni prima di Snowden, è stato Chelsea Manning settanta anni prima di
Manning.
Cosa hanno fatto ad
Alfred Liskof? Quale è stata veramente la sua storia? Chi erano gli altri due
disertori? Qualcuno può aiutarmi a scoprirlo?
Cefalù, 18 Gennaio 2017
Marco Bonafede
Proprietà letteraria
riservata
PS: poco dopo aver
finito di scrivere questo post ho sentito alla radio che il Presidente Obama ha
concesso la grazia a Chelsea Manning. E
la prima bella notizia politica da parecchio tempo.
E' vero, ottima notizia, una delle pochissime recenti. Manning, se non ricordo male, era stato condannato a 35 anni di galera per aver smascherato le porcherie segrete dello Stato. Assurda condanna. Ottimo, come al solito, il post di Bonafede.
RispondiEliminaInteressante ricerca ma soprattutto analisi dei comportamenti umani. Cosa che la Storia non sempre fa. Eppure certi fatti sono determinanti quanto rivelatori. Pescatore di storie vere straordinarie quanto tragicamente vere,Bonafede non delude mai.
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